Profughi a Ravenna

Le associazioni di volontariato VAB Ravenna e Le Aquile Unità Cinofile da Soccorso ospitano Profughi presso la loro sede operativa.

Su richiesta delle Prefettura di Ravenna nell’ospitare un gruppo di profughi provenienti dall’Africa, Bologna Ignazio, presidente delle due associazioni di volontariato, ben consapevole del significato della parola profugo”, non ci ha pensato due volte nel  rispondere “ SI “.

In un’intervista rilasciata al nostro addetto stampa, domenica mattina ha riferito:

Mi è stata richiesta dalla Prefettura di Ravenna la disponibilità di ospitare dieci profughi ed alla parola profughi non ho potuto dire di no. Anche se spesso, purtroppo, il cittadino comune vive nell’ignoranza o fa finta di non sapere, il profugo è una persona costretta ad abbandonare la sua terra, il suo paese, la sua patria in seguito a guerre, a persecuzioni politiche o razziali e questo a mio parere al mondo d’oggi è inaccettabile. Comprendo benissimo l’intollerabilità del cittadino comune, ma non dobbiamo confondere il clandestino con il profugo, questo è sicuramente inconcepibile, noi siamo Volontari e vogliamo essere Volontari con la lettera “ V “ scritta in maiuscolo e, se veniamo chiamati a dimostrare la nostra solidarietà in qualsiasi campo, siamo pronti a  dare il massimo ed è quello che fa ogni Volontario iscritto alle associazioni di cui io sono il presidente”.

 Al presidente basta un sms di preavviso per far arrivare al campo un nutrito gruppo di volontari che prontamente si organizzano per andare a prelevare i profughi. E’ sabato 17 maggio 2014 ore 18.00, dopo le incombenze di rito – visite mediche, identificazione questura etc.. – giungono 10 giovani ragazzi – profughi – il loro sogno. Sono ragazzi, il più grandeavrà circa ventidue anni, spaesati, stanchi,affamati e alcuni di loro reticenti, ma con uno sguardo ed un sorriso che va oltre le incomprensioni della lingua parlata. Alcuni volontari hanno provveduto alla cena, altri alla distribuzione dei vestiti e degli asciugamani così che, i ragazzi dopo essersi fatti una doccia e dopo aver mangiato, avventurandosi in un italiano approssimato, ringraziano tutti e vanno a letto. Provengono dal Mali, Dall’ Africa,e parlano oltre alla lingua locale il francese.

Mondo

E’ domenica mattina la maggior parte dei  volontari fino al loro arrivo non sapeva neanche dove fosse il Mali, ma la curiosità è tanta e oggi è facile soddisfare le curiosità, basta andare su internet, scrivere Mali fare un click e il gioco è fatto. Appare l’intero mondo e colorato di rosso viene evidenziato il Mali, Nazione situata nell’Africa occidentale con circa quindici milioni di abitanti e con capitale Bamako. L’informazione che balza agli occhi però, è postata dal quotidiano online www.repubblica .it:18 Maggio 2014, MALI Attacco Tuareg: 8 morti presi 30 ostaggi. Duri scontri nel nord del paese uccisi due civili e sei ufficiali maliani. Notizia questa che ci rattrista e nello stesso tempo ci incuriosisce tanto che, approfondendo l’argomento, scopriamo che la messa in atto di un colpo di stato nel 2012 e per effetto della divisione del paese, dopo l’occupazione del nord da parte di gruppi islamici estremisti armati, la situazione umanitaria e sanitaria in Mali è divenuta drammatica.

Sicuramente questa  è la causa della fuga dal loro paese di questi giovani speranzosi alla ricerca di un futuro migliore. Noi certamente questo non possiamo offrirglielo, è sicuramente competenza delle Istituzioni Internazionali europee, ma una cosa la possiamo fare dargli quell’affetto e calore umano cercando di riportare la loro vita alla normalità cosa che, certamente, un Volontario sa fare dopo aver vissuto forti esperienze come le calamità naturali che hanno colpito il nostro paese.  Allora ci si rimbocca le maniche e in attesa che le autorità rilascino a questi giovani i permessi di soggiorno per “rifugiato politico”, Noi della Vab Ravenna e Le Aquile UCS siamo con loro. Parliamo di semplici Volontari che finito il turno di lavoro e le incombenze familiari, si ritrovano al campo base per cercare di familiarizzare con questi giovani per farli sentire a loro agio e tal volta tentar loro di strappar un sorriso.

Compito quest’ultimo che sembrerebbe arduo, vista la situazione che si sono lasciati alle spalle e i mille dubbi che attanagliano le loro menti. Ogni volontario cerca di immedesimarsi nella loro situazione, ma questo è molto difficile in quanto il solo pensiero di dover lasciare le proprie famiglie in balia di un futuro incerto in un paese oramai devastato dalla guerra rattristerebbe chiunque ma la loro forza e voglia di vivere va oltre tutto questo. Non si possono lasciare le proprie famiglie in balia di un futuro incerto in un paese oramai devastato dalla guerra rattristerebbe chiunque ma la loro forza e voglia di vivere va oltre tutto questo. Non si possono lasciare tutto il giorno senza far niente immersi nei loro pensieri e allora è qui che entra in gioco il Volontario dalle “mille risorse” che,  oltre a rispolverare la lingua francese dalle rimembranze scolastiche, estrae dal cilindro un “pallone”, lingua universale in tutto il mondo, e da quel momento tutte le reticenze svaniscono.

Pallone 1       Pallone 2

I ragazzi, con timidezza e con una educazione esemplare, chiedono di poter giocare a calcio all’interno della nostra struttura. Richiesta naturalmente accolta visto che la nostra struttura si presta anche a questo. Da quel momento i pomeriggi trascorrono veloci mentre si è persi a correre dietro un pallone, con gioia e spensieratezza, anche se alcuni di loro saggiano il prato a piedi nudi per preservare l’unico paio di scarpe con le quali hanno deciso di affrontare questo lungo cammino che, certamente, non terminerà nella nostra struttura.

Una nuova vita, un nuovo Stato, un’altra terra, una cultura estranea, un mondo ignoto, un’altra lingua e tanta voglia di tornare a quelle radici da cui forzatamente e necessariamente mi sono dovuto allontanare”. Forse questi o tanti altri pensieri affollano la mente di questi ragazzi. E’ difficile ricostruire quell’emozioni che mai si sono provate, difficile immaginare di essere un “profugo”. Forse disagio. Disagio e nient’altro, in un paese che ti ospita e nel quale non riesci a comunicare e, per non cadere nella solitudine, tiri fuori la forza ed il coraggio mettendo da parte la timidezza, indicando un oggetto e chiedendo qual è il suo nome.

Aula 2Aula 3

Il Volontariato è sempre una testimonianza di solidarietà umana, è l’espressione della volontà di una o più persone a rendersi disponibili per aiutare chi è in difficoltà. E allora? Riprendendo un famoso spot pubblicitario dove veniva pronunciata la frase proverbiale “Basta poco che ce vò”, alcuni volontari iniziano a scrivere su di una lavagna le lettere dell’alfabeto che compongono la parola dell’oggetto indicato.  Quest’ azione provoca un’impensabile reazione che lascia tutti a bocca aperta. I dieci ragazzi accorrono con block notes e penne ed iniziano a prendere appunti. E da qui che tutte le sere, dopo cena, i ragazzi si radunano nella mensa con gli appunti presi e con quel loro sguardo intenso e profondo attendono speranzosi un Volontario che possa dargli lezioni di lingua italiana.   Noi con questo articolo non vogliamo esaltare le doti dei nostri Volontari, vorremmo solo esprimere il nostro pensiero, sperando che l’esodo dei profughi non venga più politicizzato, perché dietro ognuno di loro c’è una storia, una nazione, un paese e una cultura, anche se tutto questo a qualcuno può suonare strano. Probabilmente quel “qualcuno” un giorno riuscirà a spogliarsi da quei pregiudizi e a rendersi conto che questi ragazzi sono esseri umani proprio come noi.

Mauro T.